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Un avatar per studiare il cancro

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AVATAR digitali e terapie cellulari: sono questi i due progetti di punta che l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) ha presentato durante la “Giornata della Ricerca” facendo il punto sulla ricerca in campo oncologico. Roberto Orecchia, direttore Scientifico e Pier Giuseppe Pelicci, direttore della Ricerca, hanno illustrato le linee di sviluppo che stanno caratterizzando lo IEO come Istituto di Medicina di Precisione. “Il focus dello IEO è studiare i meccanismi molecolari della malattia tumorale”, ha affermato Pelicci. Obiettivo: identificare le alterazioni di geni rilevanti per lo sviluppo del tumore. Questi sono definiti marcatori tumorali. Una volta individuati si può utilizzare quel marcatore per scopi diagnostici e come bersaglio per poter costruire farmaci. “La medicina personalizzata, che tiene conto delle caratteristiche della malattia di ogni persona, è l’obiettivo della nostra ricerca. E la medicina di precisione, resa possibile dalla rivoluzione digitale, rappresenta l’evoluzione di questo approccio perché tiene conto anche delle differenze genetiche, ambientali e di stile di vita fra individui”. • IL PROGETTO CANCER DIGITAL AVATAR
Il progetto Cancer Digital Avatar è un esempio di medicina di precisione del prossimo futuro. Si tratta di creare una copia digitale di ogni paziente, integrando le informazioni della malattia con quelle della persona. L’avatar digitale viene creato integrando dati provenienti dalle analisi “omiche” (genomica, epigenomica, proteomica,metabolomica, microbiomica, etc.) che descrivono le funzioni complesse della cellula, dall’imaging più avanzato, fino alla storia clinica del paziente (cartelle cliniche, consumo di farmaci, test di laboratorio, registri regionali), i suoi stili di vita e l’ambiente in cui vive. “Gli enormi avanzamenti tecnologici - osserva Pelicci -  consentono, per esempio, di raccogliere dati della persona attraverso sensori impiantabili o indossabili”. Gli avatar sono quindi modelli digitali dello stato di salute o malattia di ciascuna persona e saranno utilizzati innanzi tutto per la prevenzione personalizzata, quindi per la diagnosi precoce, e per la terapia mirata, o di precisione. Oltre che per la ricerca. Un lavoro ambizioso che richiede di superare i modelli tradizionali secondo cui clinica e preclinica sono due cose separate. Lo studio è, infatti, sul singolo paziente”, precisa Pelicci. Sono coinvolti più di 300 ricercatori provenienti da diversi ambiti disciplinari, perché è fondamentale creare reti nazionali e internazionali.

• LA TERAPIA CELLULARE O “LIVING DRUGS”
La medicina di precisione è già nel presente: si tratta della terapia cellulare o “living drugs”. Alcune cellule del sangue, staminali o immunitarie, vengono prelevate dal paziente stesso o da un donatore, selezionate in vitro, quindi ingegnerizzate geneticamente per renderle capaci di attaccare la malattia, e infine reiniettate nel paziente. L’esempio oggi più convincente riguarda le cosiddette CAR-T cells: linfociti del paziente educati geneticamente a cercare, riconoscere ed eliminare le cellule di leucemia o linfoma. “Al momento, però, il follow-up dei casi trattati non è sufficiente, e i costi della terapia sono proibitivi”, spiega Pelicci. Prima di arrivare a un trattamento standard accessibile sono necessari investimenti significativi in ricerca, dotazioni tecnologiche e personale specializzato. Il piano di sviluppo IEO prevede un Progetto Living Drugs che include un Laboratorio di ricerca con scienziati di provata esperienza nel settore, una Cell Factory per la preparazione delle cellule ingegnerizzate, un reparto clinico dedicato per la gestione dei pazienti avviati a terapie cellulari.

• LE SFIDE MAGGIORI
“La sfida principale è sicuramente quella dell’eterogeneità intratumorale”, afferma Orecchia. Un’eterogeneità che si presenta su più livelli: a livello genetico, funzionale e biologico. Cosa significa? “Il tumore non ha un solo genoma, ma centinaia di diversi genomi”, spiega Pelicci che prosegue: “ogni mutazione ha un diverso ruolo nello sviluppo del tumore e ogni cellula, indipendentemente dal genotipo, risponde in maniera diversa all’interazione con l’ambiente”. Non esiste un tumore uguale all’altro: il tumore deve essere visto come somma delle individualità di interagire con l’ambiente interno (come le cellule del sistema immunitario) ed esterno.

“La sfida maggiore - afferma Orecchia - è riuscire a interferire nel fenomeno delle metastasi per cercare di diminuire la mortalità”. L’idea è, infatti, quella di seguire nel tempo anche l’andamento temporale della composizione molecolare della malattia. L’approccio dei farmaci molecolari sta cambiando radicalmente l’oncologia, ma le sfide rimangono tante. “I pazienti che beneficiano di questi trattamenti - sottolinea Pelicci - sono pochi, non superano il 20% e, inoltre, molti di questi farmaci non sono curativi. Più precisamente, il 70% dei pazienti risponde alla terapia ma sviluppa nuovamente il tumore. La resistenza domina e uno degli obiettivi del lavoro di ricerca è capire perché e come i tumori sviluppano resistenza”. L’obiettivo a breve termine è fare in modo che il cancro diventi, anche nel vissuto dei pazienti, una malattia come altre: sempre seria, non sempre grave e raramente mortale.

Fonte : Repubblica.it

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